Di fronte a un processo che sembra avanzare trionfalmente verso il suo sinistro culmine, la Provvidenza suscita una reazione irreversibile come strumento per il trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.
Dopo aver trattato sommariamente il processo rivoluzionario nel suo sviluppo storico e averne tratteggiato lo statu quo attuale, vale la pena dedicare alcune righe a quella che nel suo saggio magistrale il Dott. Plinio definisce come «nel senso letterale del termine, spogliato dalle connessioni illegittime e più o meno demagogiche che gli sono state affibbiate nel linguaggio corrente, una ‘re-azione’. Cioè un’azione che è diretta contro un’altra azione».1
Si tratta della Contro-Rivoluzione, ai cui tratti fondamentali cercheremo di dare un rapido sguardo.
La Contro-Rivoluzione, un vessillo in marcia
Nel venire a contatto con questo carattere di reazione, potremmo pensare che, una volta esposta qualche pagina addietro la splendida “architettura” dell’ordine cristiano che brillava nel Medioevo, la Contro-Rivoluzione miri alla sua semplice restaurazione. Dopotutto, «se la Rivoluzione è il disordine, la Contro-Rivoluzione è il ripristino dell’ordine. E per ordine intendiamo la pace di Cristo nel Regno di Cristo. In altre parole, la Civiltà Cristiana, austera e gerarchica, fondamentalmente sacrale, anti-egualitaria e anti-liberale».2 Questa bellissima epigrafe dell’opera del Dott. Plinio sembra confermare l’affermazione di cui sopra.
Tuttavia, poco prima, egli sottolinea che la lotta contro la Rivoluzione deve essere condotta «come esiste oggi in concreto e, quindi, contro le passioni rivoluzionarie come sono oggi, contro le idee rivoluzionarie come si formulano oggi, gli ambienti rivoluzionari come si presentano oggi, l’arte e la cultura rivoluzionarie come sono oggi, correnti e uomini che, a qualsiasi livello, sono attualmente i fautori più attivi della Rivoluzione».3 Così, nei primi decenni del terzo millennio, gli avversari non sono più gli stessi contro i quali il Dott. Plinio ha combattuto nel XX secolo, ma i loro eredi, molto più avanzati verso l’apice del male che abbiamo potuto analizzare brevemente nell’articolo precedente.
In queste condizioni, sbaglieremmo a dare alla Contro-Rivoluzione il carattere di un movimento nostalgico, desideroso di ristabilire il passato alla maniera di «un falso e ristretto tradizionalismo che conserva certi riti, stili o costumi per mero amore di forme antiche e senza alcun apprezzamento per la dottrina che li ha generati. Questo sarebbe archeologismo».4 La Contro-Rivoluzione, come affermò una volta il Dott. Plinio, «non è un museo, ma un vessillo in marcia».5 I suoi obiettivi sono molto più ambiziosi di un utopico ritorno al Medioevo; essi puntano, con raffinatezze di fede e speranza, all’era gloriosa promessa dalla Madonna a Fatima e profetizzata da numerosi Santi, tra i quali il grande araldo della Vergine Santissima, San Luigi Maria Grignion de Montfort.
Una restaurazione fin dalle fondamenta
Che cosa caratterizzerà, allora, questa restaurazione di cui parla Rivoluzione e Contro-Rivoluzione? «Instaurare omnia in Christo – Restaurare tutte le cose in Cristo» fu il motto e l’ideale di governo di San Pio X, in un’epoca in cui gli effetti del processo di disgregazione della Civiltà Cristiana stavano già intaccando tutti gli strati della società. Nulla di diverso da questo obiettivo avrebbe potuto desiderare la Contro-Rivoluzione nell’ambito dei principi, essendo questi emanati dalla più pura dottrina cattolica. Negli accidenti, tuttavia, essa arreca conseguenze che richiedono una speciale attenzione.
Come spiega il Dott. Plinio, così come in natura la ricomposizione di un tessuto di solito ha più solidità nel punto di lacerazione – è il caso delle cicatrici o delle saldature ossee – così, «dopo ogni prova, la Chiesa emerge particolarmente armata contro il male che ha cercato di prostrarla».6 Si pensi alla sua risposta contro le eresie, alla sua cura per evitare la ricaduta delle anime penitenti nel peccato e a tanti altri esempi.
Ed egli applica questo principio alla sua lotta, in una famosa conferenza: «La Contro-Rivoluzione è un movimento che mira non solo a frenare la Rivoluzione, ma a sconfiggerla, a sterminarla e a instaurare il Regno di Maria, cioè a stabilire su questa terra un ordine temporale e, anzi, una cultura, una civiltà, uno stato spirituale che siano improntati prevalentemente ai principi che la Rivoluzione ha cercato di eliminare, in modo tale che questi vengano portati alle loro ultime conseguenze, al loro massimo splendore e al loro apogeo, e che dalla notte profonda della Rivoluzione, attraverso gli sforzi della Contro-Rivoluzione, esca la più grande luce, il più grande splendore della Civiltà Cristiana, lo stato più radioso della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana».7
Come egli registra nella sua opera, «l’ordine nato dalla Contro-Rivoluzione dovrà risplendere ancor più di quello del Medioevo, nei tre punti capitali in cui quest’ultimo è stato messo in pericolo dalla Rivoluzione».8 Considerando la precisione con cui sono definiti dal Dott. Plinio, preferiamo riportarli alla lettera:
«Un profondo rispetto dei diritti della Chiesa e del Papato e una sacralizzazione, in tutta l’estensione possibile, dei valori della vita temporale, il tutto in opposizione al laicismo, all’interconfessionalismo, all’ateismo e al panteismo, così come alle loro rispettive conseguenze».
«Uno spirito di gerarchia, che segni tutti gli aspetti della società e dello Stato, della cultura e della vita, in opposizione alla metafisica egualitaria della Rivoluzione.
«Una diligenza nell’individuare e combattere il male nelle sue forme embrionali o velate, nel fulminarlo con esecrazione e con una nota di infamia, e nel punirlo con inflessibile fermezza in tutte le sue manifestazioni, e in particolare in quelle che attentano all’ortodossia e alla purezza dei costumi, il tutto in opposizione alla metafisica liberale della Rivoluzione e alla sua tendenza a dare libero corso e protezione al male».9
Se questo è l’obiettivo della Contro-Rivoluzione, il modo migliore per raggiungerlo, senza dubbio, è che i suoi sostenitori inizino ad applicare questi principi nelle loro vite. Come farlo?
Vigilanza contro-rivoluzionaria
Per il Dott. Plinio, un contro-rivoluzionario nel vero senso del termine è qualcuno che: «Conosce la Rivoluzione, l’ordine e la Contro-Rivoluzione nel loro spirito, nelle loro dottrine, nei loro rispettivi metodi. Ama la Contro-Rivoluzione e l’ordine cristiano, odia la Rivoluzione e l’anti-ordine. Fa di questo amore e di questo odio l’asse attorno al quale gravitano tutti i suoi ideali, le sue preferenze e le sue attività».10
La messa in pratica di questa formulazione richiede una costante applicazione del metodo tomista di vedere, giudicare e agire. Il ruolo del contro-rivoluzionario è quello di discernere continuamente le influenze, le idee e le opere della Rivoluzione nell’ambiente circostante, perché non esiste ambito dell’attività umana che non ne sia, in misura maggiore o minore, coinvolto. Le scuole artistiche mirano spesso a trasmettere le sue dottrine e il suo spirito; i prodotti che consumiamo quasi sempre portano in qualcosa la sua impronta; le abitudini mentali, i modi di essere, di parlare o di vestire, i costumi più diversi raramente sfuggono alle sue interferenze, favorendo l’oscuramento degli orizzonti soprannaturali, lo svilimento dell’essere umano, la corruzione della morale.
Un’analisi accurata ci mostrerà come quasi tutto tenda alla connaturalità con l’egualitario, il licenzioso, il meramente funzionale o scartabile. Senza affermare, a priori, che tutto debba essere evitato, il contro-rivoluzionario deve venire a contatto con queste realtà in modo che esse non distorcano la visione sana ed obiettiva delle cose, suscitando in lui una certa avversione per ciò che è nobile e perenne. Tutto deve essere soppesato e misurato affinché, a seconda dei casi, possa essere usato con saggezza o rifiutato e, a suo modo, combattuto.
Questa battaglia inizia dentro ognuno di noi. Se, come affermava il Dott. Plinio, «tutto quello che ammiriamo penetra in qualche modo in noi»,11 è necessaria una posizione di costante ammirazione e, perché non dirlo, di proclamazione del bene, della verità e del bello, che porti a un crescente rifiuto del male, dell’errore e del brutto. Infatti, come ci si potrà mai dichiarare contro-rivoluzionari mentre, ad esempio, si apprezzano musiche moderne febbricitanti, il cui testo presenta tracce del più grossolano liberalismo, se non di aperta immoralità? O se si accettano modi di vestire o di parlare che favoriscono la volgarità e la promiscuità? L’unità del lavoro rivoluzionario comporta, come contropartita, che «il contro-rivoluzionario autentico non può che essere totale».12
Il reclutamento contro-rivoluzionario
Ora, dobbiamo essere obiettivi e riconoscere quanto pochi sono coloro che oggi vivono questo ideale. In generale, il contro-rivoluzionario «ha una nozione lucida dei disordini del mondo contemporaneo e delle catastrofi che si accumulano all’orizzonte. Ma la sua stessa lucidità gli fa percepire tutta la portata dell’isolamento in cui così frequentemente si trova, in un caos che gli sembra senza soluzione».13
Constatando l’universalità del processo rivoluzionario, egli si sente disgustato e oppresso dal giogo della crescente corruzione del mondo contemporaneo, ma non sempre sa come agire. Da qui la necessità di unire tutti coloro che si trovano in questa situazione, superando ogni spirito disfattista, per costituire una «famiglia di anime le cui forze si moltiplicano per il fatto stesso dell’unione».14 A tal fine, «l’azione contro-rivoluzionaria merita di avere a sua disposizione i mezzi migliori»,15 e può farcela utilizzando saggiamente ciò che è alla sua portata.
Inoltre, non si dovrebbe trascurare l’immensa parte di Opinione Pubblica che forse simpatizza per l’azione contro-rivoluzionaria, ma è probabilmente illusa o disinformata a causa dell’azione tendenziale rivoluzionaria e della confusione ideologica che regna al giorno d’oggi. Per costoro «è necessario saper mostrare, nel caos che ci circonda, il volto totale della Rivoluzione, nella sua immensa esecrabilità. Ogni volta che questo volto si rivela, si scatenano focolai di vigorosa reazione. […] Il contro-rivoluzionario deve spesso smascherare il volto generale della Rivoluzione, al fine di esorcizzare la frantumazione che essa esercita sulle sue vittime».16 «Strapparle, così, i veli significa sferrarle il più duro dei colpi».17
In quante persone una semplice denuncia ha risvegliato l’immensa crisi in cui siamo coinvolti, mentre la Rivoluzione cerca di culminare le sue conquiste in un ambiente mal preparato a causa di qualche attaccamento, a volte solo atavico, alle usanze del passato. Questa tattica le blocca il cammino perché, per avanzare, la Rivoluzione ha bisogno dell’appoggio unanime dell’Opinione Pubblica. Se una parte di essa, aggredita dalla realtà, si blocca, è come un serpente enorme a cui viene calpestata la coda: il suo andare perde slancio, fino a compromettere i suoi obiettivi.
Per attirare definitivamente questi soggetti, sta alla Contro-Rivoluzione procedere in direzione opposta alla dissimulazione con cui agisce il male perché, «nel cammino dall’errore alla verità, per l’anima non ci sono i silenzi ingannevoli della Rivoluzione, né le sue metamorfosi fraudolente. Nulla le viene nascosto di ciò che deve sapere».18 Qui sta una delle caratteristiche più evidenti dell’azione contro-rivoluzionaria, sia nella sfera personale che in quella dell’azione esterna, sia essa individuale o collettiva.
Integrità, la forza della Contro-Rivoluzione
Basta un breve percorso del processo rivoluzionario per constatare quanto la menzogna caratterizzi le sue azioni nei confronti delle anime. La Contro-Rivoluzione, al contrario, agisce sempre con integrità, seguendo le parole del Divin Maestro: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no» (Mt 5, 37). Per questo motivo, il Dott. Plinio disdegna la tattica «di presentare la Contro-Rivoluzione sotto una luce più ‘simpatica’ e ‘positiva’, facendo in modo che non attacchi la Rivoluzione», concludendo che è «il modo più tristemente efficace per impoverirla in termini di contenuto e dinamismo».19
Convinto che lo splendore della verità possieda di per sé la forza per attrarre ogni uomo di buona volontà a seguirla, egli sottolinea che «la Contro-Rivoluzione ha, come una delle sue missioni più importanti, quella di ristabilire o far rivivere la distinzione tra il bene e il male, la nozione del peccato in teoria, del peccato originale e del peccato attuale».20 L’obiettivo di questo modo di procedere, che egli amava chiamare «la politica della verità», è quello di definire i campi, evitando uno dei grandi errori contemporanei – il relativismo morale e dottrinale – che, a somiglianza della deviazione denunciata dal profeta Sofonia, proclama: «Il Signore non fa né bene né male» (1, 12). Al contrario, si tratta di seguire Nostro Signore Gesù Cristo che è venuto per essere «segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 34-35). È chiaro, quindi, che «di fronte alla Rivoluzione e alla Contro-Rivoluzione non ci sono neutrali».21
Nell’ambito individuale, la necessità irrinunciabile dell’integrità sarà analizzata nel prossimo articolo, quando metteremo in relazione la Contro-Rivoluzione con la santificazione personale.
La lotta contro-rivoluzionaria nel XXI secolo
Dopo aver considerato i principi elencati finora, è necessario farne un’applicazione concreta ai giorni nostri. Come agire da contro-rivoluzionario nel XXI secolo? Abbiamo già visto nei due articoli precedenti come la Rivoluzione tendenziale abbia raggiunto un picco di rilevanza dopo l’esplosione della Quarta Rivoluzione. Spetta quindi al contro-rivoluzionario portare avanti un lavoro di reazione nello stesso ambito e con maggiore intensità.22
E poiché l’attenzione della lotta contro-rivoluzionaria si è spostata negli ultimi decenni del XX secolo dall’ordine temporale a quello spirituale,23 non sarà mai troppo preparare il terreno per l’apostolato attraverso celebrazioni liturgiche che elevino alla considerazione delle realtà soprannaturali, templi che rispecchino, con la loro bellezza e il loro decoro, le bellezze celesti, e principalmente figli della Chiesa che trasmettano gli ideali della Contro-Rivoluzione nel loro tipo umano, cioè, che siano in tutto conformi alla mentalità dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.
Irreversibilità della Contro-Rivoluzione
Si tratta di uno scopo audace, senza dubbio, di fronte a un nemico universale che ha risorse illimitate al suo servizio e il sostegno di tutte le forze umane. Come raggiungerlo? Il Dott. Plinio non si è mai tirato indietro di fronte alla verità: «Ci sono poche cose che potrei fare che sarebbero tanto dannose per la vocazione [contro-rivoluzionaria] quanto non mostrarvi il lato difficile e arduo delle nostre speranze, realizzabili solo dal punto di vista soprannaturale, ma, al contrario, presentarvele come realizzabili per vie naturali».24
Infatti, la speranza di una vittoria del bene è sostanzialmente riposta nell’intervento divino, sia nella Storia stessa sia, in primo luogo, in seno alle anime che devono costituire il Regno di Maria. In un’altra magistrale epigrafe, il Dott. Plinio valuta la ragionevolezza – fondata sulla fede – di questa prospettiva:
«Ci si potrebbe chiedere quanto sia prezioso questo dinamismo. Rispondiamo che, in teoria, è incalcolabile, e certamente superiore a quello della Rivoluzione: ‘Omnia possum in eo qui me confortat’ (Fil 4, 13). Quando gli uomini decidono di cooperare con la grazia di Dio, è così che si operano le meraviglie della Storia: è la conversione dell’Impero Romano, è la formazione del Medioevo, è la riconquista della Spagna a partire da Covadonga, questi sono tutti eventi che si verificano come frutto delle grandi resurrezioni dell’anima a cui anche i popoli sono suscettibili. Resurrezioni invincibili, perché non c’è nulla che possa sconfiggere un popolo virtuoso e che ami veramente Dio».25
Su questa implacabile verità teologica, il Dott. Plinio consolidò la sua certezza su quello che battezzò come l’«irreversibilità della Contro-Rivoluzione». Di fronte a un movimento il cui dinamismo si trova nell’esacerbazione delle peggiori passioni umane – l’orgoglio e la sensualità – l’emergere di una corrente che, sostenuta dalla grazia, mira non solo a rallentarlo, ma a sterminarlo e a instaurare il Regno di Maria, implica l’affermare che nessun fattore umano o preternaturale potrà fermare la sua marcia verso la vittoria finale.
Su cosa si basa questa affermazione? Sulla convinzione che Dio non può non intervenire di fronte a questo apice di male che, sempre più audacemente, osa penetrare in regioni la cui capitolazione metterebbe a rischio la credibilità dei pilastri della nostra fede; sulla promessa dell’immortalità della Chiesa fatta da Nostro Signore Gesù Cristo (cfr. Mt 16, 18) e sull’annuncio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria profetizzato a Fatima.
Su questo il Dott. Plinio discorre con parole di fuoco: «Si tratta di un trionfo che sarà il più grande della Storia, ed è necessario che lo sia. Perché si può trionfare su un grande nemico solo con una grande vittoria, e si possono vincere le tenebre profonde solo con una maggiore abbondanza di luce. Così possiamo avere la certezza che il Regno di Maria è irreversibile. Tutto porta a credere che debba venire, ci sono segnali che inizia a venire e, infine, abbiamo una promessa indefettibile che verrà. Pertanto, dopo il castigo verrà la misericordia, come dopo il diluvio verrà l’arcobaleno. Allora, alla fine, sorgerà la gloria immarcescibile e irrevocabile del Regno di Maria».26
Note
1 RCR, P.II, c.1, 1.
2 Idem, c. 2, 1.
3 Idem, c. 1, 3.
4 Idem, c.3, 1, C.
5 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conversa. São Paulo, 17 ottobre 1985.
6 RCR, P.II, c.2, 2.
7 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferência. São Paulo, 29 gennaio 1967.
8 RCR, P.II, c.2, 2.
9 Idem, ibidem.
10 Idem, c. 4, 1.
11 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferência. São Paulo, 3 ottobre 1969.
12 RCR, P.I, c.9.
13 Idem, P.II, c.5, 1.
14 Idem, B.
15 Idem, c. 6, 1.
16 Idem, c.8, 3, E.
17 Idem, c. 5, 3, A.
18 Idem, c.8, 3, B.
19 Idem, c.7, 3, B.
20 Idem, c.10, 1.
21 Idem, c.5, 3, A.
22 Cfr. Idem, P.III, c.3, 3.
23 Cfr. Idem, c.2, 4, B.
24 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conversa. São Paulo, 6/2/1989.
25 RCR, P.II, c.9, 3.
26 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferência. São Paulo, 29/1/ 1967.
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